Foibe: Una Tragedia Italiana Dimenticata


Le foibe sono inghiottitoi carsici, cavità naturali profonde, presenti soprattutto nel Friuli Venezia Giulia e in Istria. Durante la Seconda Guerra Mondiale e nel dopoguerra, queste cavità furono teatro di una tragedia che ha colpito migliaia di italiani: infoibati, legati con filo di ferro e gettati vivi nelle foibe.

Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, l’Italia si trovò divisa tra il Regno del Sud e la Repubblica Sociale Italiana. Nel frattempo, in Istria e Dalmazia, occupate dai tedeschi, si sviluppò un movimento di resistenza jugoslavo guidato dal Maresciallo Tito.

Alla fine della guerra, con l’avanzata delle truppe jugoslave, iniziò un periodo di violenza e vendetta nei confronti di coloro che erano considerati collaborazionisti del regime fascista. Molti italiani, spesso innocenti, ovvero non appartenenti al mondo politico, furono uccisi o infoibati.

Le vittime delle foibe furono principalmente italiani, ma anche sloveni e croati. Si stima che tra le 10.000 e le 20.000 persone siano state infoibate.

Per lungo tempo, la tragedia delle foibe è stata taciuta e dimenticata a causa del Partito Comunista Italiano e dei suoi rapporti con il governo iugoslavo di Tito. Solo negli ultimi anni, grazie all’impegno di storici e associazioni, e dopo la caduta del muro di Berlino, si è iniziato a parlarne e a ricordare le vittime.

Il 10 febbraio 2004 è stato istituito il “Giorno del ricordo” per commemorare le vittime delle foibe e l’esodo giuliano-dalmata, un altro dramma che ha coinvolto migliaia di italiani costretti a lasciare le loro case in Istria e Dalmazia.

Alcune foibe sono state trasformate in luoghi di memoria, come la Foiba di Basovizza, a Trieste, diventata un monumento nazionale.

La tragedia delle foibe è una ferita ancora aperta nella storia italiana, ma se ne parla poco e non ha mai avuto risonanza eclatante come i crimini fascisti. Ricordare le vittime e conoscere la verità su quanto accaduto è un dovere morale e civile, per evitare che simili atrocità possano ripetersi al di là del colore politico.

@ Cristian de Filippo

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